"E di colpo percepisce in quella dichiarazione una minaccia. Qualcosa che si avvicina dalla parte del mare. Qualcosa che avanza trascinato dalle nubi scure che attraversano invisibili la baia di Acapulco."
Roberto Bolano, (da Ultimi crepuscoli sulla terra; Puttane assassine)

lunedì 21 ottobre 2013

Bolano, La prossima battaglia, Interviste con Roberto Bolano, Medusa editore, autori vari

  Sette interviste che vanno dal 2000 a pochi mesi prima della morte, nel 2003, per riviste o giornali di Santiago del Cile, Barcellona e Madrid, sette botta e risposta con Roberto Bolano, nel più puro stile Bolanano, vale a dire con quella ricercata sapienza nel dosare paradossi e stroncature, polemiche e benedizioni in cui l'autore cileno era maestro, lasciando cadere le sue frasi con la gentile noncuranza di qualcuno che sa che l'intervista è, in fondo, un genere letterario vero e proprio. Ritroviamo in queste interviste più o meno tutti i temi cari a Bolano, e il suo gusto per la contraddizione e l'autocontraddizione (apparente o effettiva), a volte addirittura praticata all'interno dello stesso periodo. Parla dell'infanzia in Cile, dei suoi genitori, delle loro liti e delle loro separazioni, fino a quella definitiva, del Messico, della scoperta della poesia, della bohème messicana (come suona strana, qui da noi, quest'espressione), il ritorno in Cile e il risveglio, un mattino, nel bel mezzo del colpo di stato, la volontà di unirsi, subito, immediatamente, alla resistenza, la tenera idiozia ed impreparazione di chi credeva di poter mettere in piedi qualcosa, qualsiasi cosa che si opponesse alla prevaricazione golpista. E poi l'arresto, scambiato per un pericoloso terrorista straniero, otto giorni di prigionia fino a quando non viene liberato grazie a due dei suoi carcerieri che si rivelano essere suoi ex compagni di liceo. La morte del poeta Roque Dalton, il suo assassinio vigliacco con un colpo (una bala, o un balazo a la cabeza) alla nuca, nel sonno, per mano di quegli stessi compagni che cercava di convincere a non infilarsi nella lotta armata, e che poco tempo dopo sarebbero scesi a patti con quello stesso potere che avevano combattuto. E da qui agli scrittori, a quelli cileni poco amati, Neruda, Isabel Allende, Luis Sepulveda, ai mostri sacri, Borges, il maestro, il canone della letteratura in lingua ispana, e poi Cortàzar, che incontra da ragazzo, per caso, mentre cammina con Carlos Fuentes (l'odiato Carlos Fuentes), e poi Parra, Nicanor Parra, l'antipoeta. E la generazione di giovani latinoamericani sacrificata, teneramente e stupidamente, nelle varie guerre civili del cono sur (le guerre fiorite). L'amico Mario Santiago, alcolizzato, che muore investito da un auto pirata il giorno dopo aver terminato di leggere le bozze de I detective selvaggi, Arturo Belano e Ulises Lima. I suoi libri, i suoi personaggi, la geografia della sua opera, la sua fidanzata in Cile, una ragazza con un carattere stupendo, che non smette di amare per tutta la vita perchè quando si è amato qualcuno non si smette mai di amarlo. E poi i suoi figli, specie Lautaro, le sue preoccupazioni di padre; e poi la salute, la malattia, il suo rapporto con la morte, col suo fegato malato, col tempo che scarseggia (l'intervista intitolata Non avrei mai pensato di diventare così vecchio, di Rodrigo Pinto, per El Mercurio, di Santiago del Cile, verte praticamente tutta attorno alla sua malattia, alla morte che incombe e a come Bolano viva questa condizione di vita "a scadenza", devo dire tutto quanto - quasi tutto, nell'intervista - di pessimo gusto). E poi il male, il male nei suoi libri, in letteratura, e il male come tema principale dell'esistenza. Qui mi piace riportare una citazione tratta dall'intervista Mai confidare nella memoria collettiva, a pag30, di Dunia Gras Miravet, per la rivista Cuadernos Hispanoamericanos:
  "... La capacità che ha il male assoluto di sovvertire un ordine dato, è enorme. Io, in alcune occasioni sono stato vicino a qualcosa che, vagamente, potremmo chiamare male assoluto, che non lo era, e l'influsso del male, la deformità del male, emanano una sensazione strana, come appiccicosa, ma non esattamente. "
  Ecco, in questa pensiero, c'è tutto Bolano: il richiamo all'elemento autobiografico che, però, riporta al tema generale anzi, universale, in questo caso quello del male assoluto, e la sua eleganza espositiva articolata in apparenti contraddittori interni o, per essere più precisi, in quel suo sezionare le sensazioni fino al punto estremo (così tipico del suo stile: un marchio di fabbrica) di proporre un'affermazione per poi subito dopo modificarla, o moderarla (quei suoi "ma" così densi), come quando indica qualcosa che potremmo chiamare male assoluto, ma non lo era, o al termine della risposta quando descrive la sensazione che si avverte in presenza del male, una sensazione strana, come appiccicosa, ma non esattamente.
  Per tutti gli appassionati di Bolano, assieme al volume della Sur, L'ultima conversazione, è un libro imperdibile, per il semplice gusto di, leggendolo, riassaporare la voce dell'autore di 2666, anche se poi la sua voce magari non tutti la conoscono e ognuno se la immagina come più gli garba. Per tutti gli altri che non hanno ancora avuto la fortuna di conoscere Bolano, questo è un libro interessante per introdursi furtivamente nel suo mondo. Per poi non uscirne più.

Un'avvertenza: il libro è di dimensioni davvero ridotte (è pure complicato trovarlo, in libreria, negli scaffali), ed è scritto in caratteri piuttosto piccoli, consta di 16 pagine di introduzione (a cura di Gabriele Morelli), soprattutto per i neofiti del culto Bolanano, e di 73 pagine in tutto. Costa 9 euro.
  Comunque ne vale la pena.

Roberto Bolano è nato a Santiago del Cile 28 Aprile 1953, ed è morto a Barcellona il 14 Luglio 2003. Semplicemente è Bolano, L'ultimo classico, un Borges elettrico, il cantore del caos e dell'esilio, degli intrecci sospesi, del destino in mano al caso. Se avesse un senso questo aggettivo in letteratura, direi semplicemente: il migliore.
Chi volesse approfondire e documentarsi su tutti gli aspetti legati a quest'autore può andare ArchvioBolano. E' il sito più completo (e complesso) che si possa trovare.
  Di Bolano in questo blog sono stati finora recensiti: I dispiaceri del vero poliziottoIl terzo reich, La pista di ghiaccio, e Monsieur Pain

giovedì 17 ottobre 2013

I barbari, saggio sulla mutazione, di Alessandro Baricco, Feltrinelli editore

  Se c'è una cosa che a Baricco riesce davvero bene, in questo libro la trovate. Come specificato dal sottotitolo, si tratta di un saggio, sulla mutazione. Cos'è dunque la mutazione e, di conseguenza, di cosa parla questo libro? Diciamo che non posso spingermi troppo in là perchè altrimenti dovrei raccontarvi tutto e, così facendo, vi rovinerei il piacere della lettura, ma qualcosa posso azzardarmi a (cercare di) spiegarla, con parole mie ovviamente, per quel che mi è possibile, dal momento che non è impresa facile, se Baricco ha dedicato tutto questo volume a rendere chiaro qualcosa che chiaro non è per nulla, a nessuno, anche se tutti ci viviamo dentro. La calata dei barbari è l'espressione con cui l'autore identifica una sensazione che tutti ci accomuna e che ci rende prigionieri di un tempo che volge al termine, proprio come un antico e mastodontico impero, impreparato all'invasione di nuovi Unni che già hanno occupato i nostri territori, attaccato i nostri villaggi e preso possesso delle nostre anime. Per quanto possa suonare strano, non stiamo parlando di immigrazione, nè di storia, nè di strategia militare ma, passatemi il termine, di "scarti di senso" e, tornando alla frase iniziale di questo post, se c'è una cosa che a Baricco riesce davvero bene, è descrivere (spiegare, illustrare) e rendere evidenti a tutti, anche ai caproni come me, o voi, cosa intende per "scarto di senso" (a questo proposito consiglio vivamente la visione dei dvd La Feltrinelli di Palladium Lectures). Perchè non esiste più il calcio di una volta, maglie da 1 a 11, ad ognuno il suo ruolo, il difensore che spara la palla in tribuna e non si azzarda ad oltrepassare la metacampo? E perchè Baggio sta in panchina a fissare 11 atleti muscolati per squadra che non sanno combinare nulla in maniera sublime, ma corrono come matti e sono in grado, all'occorenza, di difendere, di attaccare, di spingere sulla fascia, di toccar palla in maniera decente e via discorrendo? Rinunciare a Baggio, all'apice estetico e tecnico del gioco del calcio, al genio assoluto ed alla sua qualità, in favore di una mediocrità estremamente mobile e dinamica ha senso o è semplicemente segno inequivocabile di barbarie e decadenza? Il vino hollywodiano, non eccelso, ma abbastanza mediocre da piacere ad un pubblico vastissimo, è barbaro o è una semplice modificazione del gusto (oltrechè un boom commerciale basato sull'allargamento esponenziale del target di vendita)? E perchè oggi in libreria i libri più venduti sono quelli scritti da comici, da personaggi televisivi, romanzi tratti da o che hanno ispirato pellicole al cinema? Dov'è andata smarrendosi "l'aura" che da sempre (o così crediamo noi) aleggia attorno ai "grandi romanzi" e ai "grandi scrittori?" E perchè si vendono più libri in edicola che non in libreria? L'anima, chi l'ha inventata, e quando, e perchè mai sembra essere divenuta per i barbari un inutile orpello di cui liberarsi quanto prima? E, infine, sono davvero barbari o più semplicemente si tratta di mutanti che hanno una percezione della realtà diversa dalla nostra, più superficiale ma più veloce, più dinamica, più collegata ad altri nuclei di senso? Cosa rimarrà del nostro mondo quando i barbari/mutanti avranno colonizzato e riconvertito secondo la loro sensibilità tutto ciò che era possibile colonizzare e riconvertire? Ecco, come vedete, si tratta di "scarti di senso", di "scivolamenti" da un modo di pensare e percepire la realtà ad un altro modo di pensare e percepire, e noi, tutti noi, ci troviamo nel bel mezzo di questo smottamento culturale. E noi, tutti noi, leggendo questo libro possiamo trovare parti di noi stessi, sia che di volta in volta ci sentiamo più barbari o più invasi, comunque tutti quanti siamo parte integrante di quello smottamento, ne siamo partecipi e vittime, e lo siamo in modo più o meno consapevole. Questo libro ci rende più consci del sommovimento in atto e della nostra posizione rispetto a questo stravolgimento che ci sta togliendo la terra da sotto i piedi. Vi troverete a riflettere che, effettivamente, a quel dato ragionamento portato avanti e sezionato a vostro beneficio dall'autore, c'eravate arrivati anche voi, l'avevate "sentito" in qualche modo, ma certamente non eravate riusciti a "sentire" tutto quanto il quadro d'insieme, il (possibile, probabile, comunque proposto da Baricco) senso del cambiamento in atto. In questo, Baricco è magnifico, che lo vediate in dvd o dal vivo o ne leggiate le pagine scritte, poco cambia; la sua capacità affabulatoria e il mestiere del maestro che ti prende bonariamente per mano e ti accompagna in zone dalle quali, da solo, saresti stato ben lontano, mostrandoti a destra e a sinistra del cammino, e spiegandoti, raccontandoti aneddoti ai quali puoi attingere con facilità, stregandoti con uno stile elegantemente (e felicemente finto) colloquiale, per poi d'un tratto indicarti in alto e lasciarti sbigottito (ma non spaventato) da un cambio di prospettiva repentino: tutto questo Baricco ce l'ha nel sangue, e il suo stesso stile che nei libri tende a scivolare nell'autocompiacimento da primo della classe che sa di esserlo ma non vuole darlo a vedere, nei saggi, diviene un'arma stupefacente che, paradossalmente, semplifica la comprensione di ragionamenti anche piuttosto complessi fino a renderli digeribili ad un pubblico vasto, spesso non profondamente acculturato, ancora più spesso distratto e supericiale (quindi, allora, i barbari siamo noi? Lo siamo già? Lui, Baricco, è un barbaro?). In fondo, questo I barbari, così come le lezioni di Palladium lectures, si ha l'impressione che sia una grande parentesi che l'autore si prende per spiegare (o, forse, addirittura, giustificare) sè stesso, la sua opera, la sua scuola, il suo successo, il suo stesso pubblico e le critiche che si porta sulle spalle.
  Ovviamente il libro non parla di questo, sono io che leggo cose che forse non ci sono (coscientemente forse non ci sono, è vero, ma ad un livello più profondo ed incosncio sì, quasi fossero dei lapsus): il libro è una stupenda riflessione, leggera, profonda ma accessibile, sul tempo all'interno del quale siamo invischiati, e sugli scarti di senso che, coscienti o no, viviamo tutti quanti, giorno dopo giorno, divenendo essi stessi la nostra vita e, al contempo, il modo con cui i nostri occhi vedono la nostra vita e i nostri cervelli pensano e giudicano la nostra vita.

Alessandro Baricco nasce a Torino nel 1958, qui studia filosofia sotto la guida di Gianni Vattimo, si laurea con una tesi in Estetica e studia contemporaneamente al conservatorio dove si diploma in pianoforte. Esordisce come critico musicale nel 1988 con un testo su Rossini ("Il genio in fuga. Sul teatro musicale di Rossini"). Nel 1991 esce il primo romanzo, "Castelli di Rabbia", pubblicato da Bompiani che vince il Campiello e provoca, fra l'altro, alcune divisioni in critici e lettori, così in seguito tutta la sua opera e il suo personaggio suscitano amore o odio, mai indifferenza. Nel 1993 appare in Tv come conduttore di "L'amore è un dardo", trasmissione di Raitre dedicata alla lirica. In seguito conduce, affiancato dalla giornalista Giovanna Zucconi, "Pickwick, del leggere e dello scrivere" programma di cui è anche autore e ideatore, dedicato alla letteratura. Nello stesso anno esce il secondo romanzo, "Oceano mare", che riscuote un grande successo di pubblico e nel 1994 "Novecento", un monologo, da cui vengono poi tratti un lavoro teatrale (con Eugenio Allegri e la regia di Gabriele Vacis a partire dal 1994, e con Arnaldo Foà in un nuovo allestimento nel 2003) e un film ("La leggenda del pianista sull'oceano", di Giuseppe Tornatore del 1998). Sempre nel 1994 Baricco fonda a Torino la scuola di scrittura "Holden", dedicata alle tecniche narrative. Dalle rubriche curate su "La Stampa" e "La Repubblica" nascono i due volumi di "Barnum" (pubblicati nel 1995 e nel 1998 con il sottotitolo "Cronache dal Grande Show"). Nel 1998 esce "City", che quattro anni dopo l'autore trasforma nel progetto per il teatro "City Reading Project". Dello stesso anno è anche la trasmissione "Totem", nata dall'esperienza teatrale, in cui Baricco commenta e narra i passi più salienti di racconti e romanzi con accompagnamenti musicali di ogni genere. Nel 2002 esce "Senza sangue" un breve racconto-romanzo sulla guerra e nel 2004 "Omer, Iliade", una rilettura del poema omerico, al contempo romanzo e adattamento teatrale. Nel 2005 l'autore torna alla narrativa con il romanzo Questa storia che ripercorre il Novecento attraverso la figura un po' favolosa di Ultimo Parri, una sorta di bambino prodigio che cresce nella Storia.

sabato 12 ottobre 2013

Lionel Asbo (stato dell'Inghilterra), di Martin Amis, Einaudi editore

  Se c'è una cosa che mi entusiasma assai poco è recensire un libro che non mi è piaciuto e, peggio ancora, recensire un libro che non mi è piaciuto scritto da un autore che stimo. E questo è, Lionel Asbo (stato dell'Inghilterra), di martin Amis, un libro pieno di falle, di crepe, che ti parla con una voce che non è la sua e, mentre lo leggi, ti porta a domandarti: ma chi sta imitando? Perchè il problema, apparentemente, è questo: Martin Amis, uno scrittore di razza, che amo (e forse per questo la mia delusione è così cocente), un maestro dello stile, figlio a sua volta di un grande scrittore (Kingsley Amis), in questo caso pare essersi impegnato (poco a dir la verità) in un divertissement, prendendo un genere (tutto britannico tra l'altro) e impegnandosi ad elevarlo artificialmente tramite la sua maestria e tocchi di genio che, evidentemente, ha, in questo caso, un tantino sopravvalutato. O forse era un esperimento - o un abbozzo di esperimento - che aveva nel cassetto e che qualcuno, malauguratamente, ha convinto a dare alle stampe: chissà. Comunque siamo dalle parti della comedy ambientata nel sotto-sottoproletariato urbano, in quel mondo che non è più al di qua del confine col mondo del crimine, ma appena al di là. Lionel Asbo (molto somigliante a Wayne Rooney, e se la fisiognomica ha un filo di valore, è tutto detto) è il protagonista, suo nipote Des la voce narrante. Diston, il quartiere che fa da paesaggio e da coprotagonista del romanzo, è un luogo dove a dodici anni le ragazzine mettono al mondo il primo figlio, a trentanove anni si è nonne, dove a cinquant'anni si è vecchi decrepiti (se ci si arriva) e dove i sessant'anni non li raggiunge nessuno. Un bel posticino insomma. Lionel è uno dei tanti (sette) figli della giovanissima (madre a 12 anni e nonna a 39 anni appunto) Grace, che ha dato il nome dei componenti dei Beatles ai primi cinque nati. Lionel, zio Li, ha passato i suoi ventun'anni di esistenza dentro e fuori dai riformatori, prima (segnalato alle autorità a tre anni: un record! anche se destinato a cadere nel corso del libro), e dalle carceri poi, non brilla per comprendonio (la somiglianza con Rooney ne è chiaro sintomo), ama la violenza in ogni sua forma e sfumatura, sia quella atta a farsi valere e rispettare sia quella gratuita, per sfogarsi, da infliggere ad anime innocenti. Des, rimasto orfano, viene cresciuto da zio Li, che gli vuole bene a suo modo e gli dispensa i migliori consigli di cui è capace: ad esempio: esci ogni tanto e spacca due vetrine, porta sempre con te un coltello, e poi: dai da bere la birra ai cani per renderli aggressivi, e lascia perdere le donne (a favore dei siti porno: genere favorito di Zio Li: le milf: mother I like fuck, vale a dire video con donne mature). Per il massimo sconforto di Lionel Asbo, il nipote è il suo esatto contrario, posato, tranquillo, potenziale vittima dell'intero quartiere e, ai suoi occhi, del mondo intero, sa scrivere, sa parlare e in una maniera che rasenta l'ebetismo riesce a voler bene a quel delinquente che risponde al grado parentelare di zio. Des, nonostante la testa sulle spalle e la razionalità stolida che gli fa da guida nell'assurda brutalità della vita di quartiere, a quindici anni finisce col divenire l'amante della giovane nonna. Da qui parte un intreccio che dovrebbe dar vita ad una satira dei tempi moderni degna di Swift, Dickens, Burgess o Ballard (così recitano le deliranti note fornite dalla casa editrice): niente di più falso. I temi trattati e l'ambientazione sono quanto di più paraculo e commerciale ci si possa aspettare, lo stile è un gioco d'equilibrio tra quello sofisticato e cesellato proprio di Amis e qualche discesa negli inferi dell'analfabetismo del protagonista. La struttura: lievemente complessa, venata di qualche particolare che non si comprende se sia dovuto a sviste di editing e di traduzione o ad effetti speciali (svolazzi manieristici) inseriti a bella posta dall'autore per non rendere il plot troppo evidentemente commerciale (o banale, o lineare, vedete voi). Zio Li, vince alla lotteria, diventa uno degli uomini più ricchi d'Inghilterra e si trasforma presto in carne da tabloid, subito etichettato come ricco e cafone, re del cattivo gusto, miliardario pericoloso e dal pugno facile nonché dalla parlata ben più che rozza. Il finale ve lo risparmio, ma comunque è quanto di più simile ad un lieto fine l'intreccio potesse permettersi di partorire. Ora, tornando a quanto detto all'inizio di questo post, la sensazione di un esercizio di stile è talmente evidente da essere imbarazzante, e la spocchia con cui l'esercizio viene portato a termine, come se bastasse il nome dell'autore a rendere il libro un sicuro capolavoro, lo rende oltremodo irritante. Dopodichè, il libro si fa pure leggere, per via dei temi che attirano gli istinti bassi del lettore che, tra l'altro, si può salvare la coscienza grazie alla certificazione dell'editore che garantisce sulla natura doc di satira dura e pura, anzi, addirittura delle migliori (viene riportata una citazione dal Guardian che sostiene sia, "quest'ultima fatica di Amis, "il libro che ci meritiamo": mi sfugge se il senso sia da intendersi come ironico, e quindi come moto di sfiducia verso l'umanità intera e l'attuale società in particolare, ma se così fosse, questa sarebbe la parte di satira a mio avviso più pungente dell'intero libro) 
  Ma poi, tornando alla domanda iniziale, imitare (involontariamente o meno) chi, cosa? E' presto detto: Irvine Welsh. Ma Welsh, con una maestria artigianale eccezionale, ci racconta le sue storie di tossici dal loro interno, le rende grottesche e/o assurde e/o comiche e/o tragiche con uno sguardo che è in tutto e per tutto quello dei suoi protagonisti, la lingua con cui racconta le loro avventure disperate e senza senso, è la loro lingua, il loro gergo, Amis no. Lo sguardo di Amis è quello freddo e benevolo dello scienziato che scruta un mondo di microbi da dietro la sua lente d'ingrandimento e, se c'è ironia - se c'è satira -, è quella del professore che si diverte a giocare con l'inevitabile ignoranza dei propri allievi. I protagonisti di questo libro puzzano di artefatto lontano chilometri, sembrano figurine i cui contorni sono stati mal ritagliati, e non perchè compiano gesti inaccettabbili a credersi da parte del lettore (i protagonisti di Welsh ne combinano di peggio), ma perchè certi particolari non sono quelli giusti: nel modo di esprimersi, nelle psicologie, e forse addirittura in quello che è il loro mondo di riferimento.
  Onestamente mi è incomprensibile come uno scrittore della caratura di Amis (consiglio vivamente Koba il terribile e Il treno della notte, entrambe per Einaudi) abbia potuto scivolare su un'operazione del genere (e personalmente son portato a credere che non volesse imitare nessuno, e gli sia riuscito suo malgrado, soprattutto perchè uno scrittore del suo valore, semplicemente, non ne ha bisogno). Rimane un grande autore,"ça va sans dire", ma questo Lionel Asbo lo sconsiglio vivamente (anche per via di un editing imbarazzante da parte della casa editrice dello struzzo: refusi a piene mani come non ne trovavo da tempo). 
 
Martin Amis è nato a Oxford nel 1949. Di lui Einaudi ha pubblicato: Altra gente, Money, London Fields, La freccia del tempo, L'informazione, Il treno della notte, Cattive acque, Esperienza, Cane giallo, Koba il Terribile, La casa degli incontri, La vedova incinta, Lionel Asbo e la raccolta di saggi Il secondo aereo.