"E di colpo percepisce in quella dichiarazione una minaccia. Qualcosa che si avvicina dalla parte del mare. Qualcosa che avanza trascinato dalle nubi scure che attraversano invisibili la baia di Acapulco."
Roberto Bolano, (da Ultimi crepuscoli sulla terra; Puttane assassine)

giovedì 25 agosto 2011

Le legge del più forte, Joaquìn Guerrero Casasola. La nuova Frontiera edizioni

Gil Baleares è uno spiantato, e fin qui niente di nuovo sotto il sole. Gil Baleares, per guadagnarsi la pagnotta, lavora come detective privato. Prima era in polizia, poi dopo no. Ne è uscito, e capiremo il perchè con l'avanzare del romanzo, ma anche qui nulla di trascendentale. Viene ingaggiato per ritrovare la figlia di un industriale, forse ricco o forse no, comunque non esageratamente ricco. O forse solo terribilmente spilorcio. Chiede, per svolgere l'incarico, una cifra tutto sommato irrisoria. In fondo, pensiamo, è uno onesto. Forse, ci domandiamo, è per questo che è uscito dalla polizia, perchè è uno onesto. Ma forse non si tratta di onestà. E' un uomo come tutti, o come tanti, e il calcolo sul suo onorario l'ha fatto sulla prima rata di una macchina nuova che si vuole comprare a tutti i costi. Una Nissan Tsuru (?) che di tanto in tanto si va gustare direttamente dal concessionario. Se la guarda, ci entra dentro, si siede, chiude gli occhi e si immagina alla guida. E' un povero mortale come tutti noi dunque. Poco alla volta ci rendiamo conto che è anche peggio di noialtri. E' la teoria del maelstromm: il vortice lo lambisce, poi lo cattura, lui non oppone una gran resistenza e comunque alla fine cede, e il vortice lo trascina in basso, sempre più velocemente, sempre più in fondo. Il ruolo del maelstromm lo svolge il rapimento, chi ci gira intorno, la polizia corrotta, gli ex colleghi, gli amici, sempre che quelli che ha si possano chiamare tali, la città, i taxisti, la coppia che lo ha ingaggiato, lui privo di carattere e in balia di una moglie folle e aggressiva, lo svolge, il ruolo del maelstromm, la violenza e la follia che permea ogni cosa, la sporcizia, il giocare due partite su due tavoli diversi, la mancanza di qualsiasi codice etico. L'unico elemento che rimane invariato è la malattia del padre di Gil. Il vero fulcro del romanzo è l'Alzheimer. La pardita di memoria temporanea, il ritorno improvviso alla normalità, il cagarsi addosso, l'orinare nell'acquario dei pesci, il perdersi nella città e il perdersi in casa. La perdità di tabù. Il passato che si ri ripropone sotto forme diverse e terribili. La nostalgia del sesso. E poi c'è chi viene abitato e posseduto dall'Alzheimer, il padre di Gil, che non è un simpatico vecchietto un po' rintronato. E' un ex poliziotto, pare anche uno bravo, all'epoca. Un figlio di puttana, ma con un codice. L'ha scampata durante tutta la carriera, è sopravissuto, ma non sfugge alla malattia, alla decadenza del corpo che gli muore addosso, che si secca addosso, della mente che va in brandelli, ma non sempre. Non del tutto. Poi c'è tutta la vicenda del rapimento, che ovviamente si complica, di tutti coloro che gli girano attorno, dell'industria che si compatta attorno all'azione di privare un essere umano della propria libertà. Chi sceglie il bersaglio, che fa i controlli, chi segue, chi pianifica, chi guida, chi ci investe i soldi, chi fa da carceriere, e chi sta sopra a tutto questo. E' il male, grigio, banale e volgare, come la malattia, stupido, solido e stolido, senza senso. E' un modo come un altro per stare al mondo. Uno dei modi migliori per stare al mondo a Città del Messico. Si spinge per stare in piedi e si rimane in piedi fino a che non si viene spinti. Si lavora, si uccide, si tradisce, ci si affatica, a volte per una donna più giovane, altre anche solo per una macchina nuova (una macchina da poco, mica una Ferrari), ma non si può fare altro perchè l'unico modo di rimanere vivi è muoversi. Chi si ferma muore o, per meglio dire: chi si ferma è morto. Anche l'Alzheimer può essere un modo per rimanere vivi.